19 dicembre 2012

Due buoni motivi per non fare una corona dell’avvento. E qualche dritta su come farla se proprio ci tenete.



Duecentonovantatre chilometri di autostrada, una sessione di tre ore in launderette incastrata tra il pranzo dai genitori e il tè dai suoceri e la pioggia che ricomincia a picchiettare sui vetri  della macchina. Da scaricare. “Ce la facciamo a fare un saltino all’Ikea?” Pronunciare con simulata nonchalance. Aggiungere con malinconia “E’ che domani è tardi per accendere la corona dell’avvento”. Se invece di schiacciare il pulsante di espulsione violenta del passeggero la risposta che ottenete è “va bene, ma andiamo diretti al reparto candele” preparate le carte per la beatificazione. Chiusa la parentesi.

La prima domenica mi sono accontentata di una corona last minute: il coperchio rigirato di una scatola di pepparkakor c
ome vassoio luccicante e le candele numerate prese con lo sconto dell'ultimo giorno. Potevo archiviarla come nordic-minimal e andare oltre. Ma, no. Dovevo passare da “ho comprafo du’ candele all’IKEA” a “ho fatto la corona di Natale”. E' dalla prima volta che ho sentito Oscar dire “ahora se prende la espunia da florista” che aspettavo il momento buono. 

Vi risparmio la trafila per ottenere la spugna da fiorista, quella giusta che si bagna. Sappiate solo che il fiorista non la cede volentieri e se la cede, la cede a caro prezzo. Vi dico solo che volevo un piccolo cuscino verde, che parlasse di umori di bosco. Ho tirato fuori un cespo di rosmarino tagliato male e ho ridotto la cucina a campo da paintball. Ho pulito la devastazione, mi sono disfatta della spugna avanzata per maggiore sicurezza, ho realizzato un anello di rami e fil di ferro e ho pulito di nuovo. Questo è il risultato. 

IKEA wreath by cavoliamerenda

Comunque dicevamo, due buone ragioni per non fare la corona di Natale. La prima è che la spugna da fiorista si oppone. La vegetazione coinvolta si oppone. Il buon senso si oppone. Se non avete frustrazioni da sfogare pulendo, lasciate perdere. La seconda è che se mettete insieme candele e fogliame alpino, no matter how hard you try, ne viene fuori una cosa terribilmente kitsch e poi ve la dovete far piacere. Comunque, se anche voi vi volete imbarcare in una corona home-made, magari come centrotavola di Natale ecco due parole su come realizzarla nel modo più indolore possibile e su come e quando si accende secondo la tradizione.


Corona di Natale per negati HOW TO
  • Lasciar perdere la spugna da fiorista se alle prime armi.
  • Affidarsi al vecchio metodo tronchesine e fil di ferro (zincato, altrimenti arrugginisce) e scegliere piante che resistono per un po’ anche senz’acqua. Aka arbusti sì, fiori no.
  • In alternativa unire le fronde con spago pesante, filo da tappezziere o filo di nylon. Il filo per cucire è troppo fine e si rompe.
  • Proteggere le superfici su cui lavorate con abbondante carta di giornale. Gli aghi andranno comunque dappertutto. Anche le bacche. Occhio a non pestarle.

Cosa dice la tradizione

La corona dell’avvento su al nord è cosa seria. La prima con cui ho avuto a che fare, a Vienna, aveva un raggio di mezzo metro. Pendeva da una parte e profumava di pino silvestre già da spenta. Da accesa stillava gocce di resina calda e sparava scintille nere sul pavimento. Un parquet di acero non trattato e -fino a quel momento- pallidissimo. Due cose vanno tenute a mente.
  1. La ghirlanda di plastica sta al Tirolese medio come la pizza all’ananas sta al Napoletano, ovvero gli procura idrofobia. Usare solo vegetazione viva e profumata. (possibilmente non resinosa aggiungo io).
  2. La corona NON si appende in verticale. Si sospende in orizzontale. Dopo averci fissato alla meglio quattro candele dondolanti. Molto spettacolare, soprattutto se vi piace il kitsch pirotecnico alla Tim Burton o se cercate una scusa per cambiare il parquet. Noi di tradizionale abbiamo tenuto il rituale dell’accensione. Per il resto ci siamo allineati alla filosofia brutalizzante “rispetto la mia casa e il tempo che investo a pulirla”.

Come si accende

Una precisazione: le candele non vanno accese una per volta, come ho letto da qualche parte, o la corona non si consuma nel modo caratteristico. A ogni accensione invece si aumenta il numero delle candele: una la prima volta, due la seconda e così via fino a Natale. Barbatrucchi:
  • se affetti da disturbo ossessivo compulsivo accendete la corona più o meno alla stessa ora per consumare le candele uniformemente.
  • se affetti da disturbo ossessivo compulsivo in forma grave quanto la mia dividete per cinque la durata delle vostre candele e ottenete il numero massimo di ore per cui la corona può restare accesa ogni domenica. Questi ceri per esempio durano 45 ore, quindi potrò accendere la corona ogni volta per un massimo di 9 ore.  In questo modo la candela “uno” resterà un grazioso moccoletto anche a Natale invece di svanire in una pozza di cera mentre le altre tre ancora resistono.
Detto tutto questo, che poi scegliate di illuminare disciplinatamente le quattro domeniche dell’avvento, le quattro cene prima di Natale, le quattro serate infrasettimanali che riuscite a passare con gli amici, o i quattro pomeriggi in cucina coi bambini... l’importante è celebrare l’attesa.